Teatro Olimpico Comune di Vicenza

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Decorazione

Alla fisionomia unica dell'Olimpico concorre in modo determinante il fitto apparato di statue in stucco che affollano la scenafronte e che decorano la loggia sopra la cavea, risalente al tardo Cinquecento e composto dai ritratti dei membri dell’Accademia Olimpica fondatori del teatro, in veste di antichi eroi classici. Infatti, dopo che nel maggio 1580 una prima delibera dell’Accademia aveva previsto la collocazione di statue simboliche maschili e femminili, nell’aprile 1582 si decideva di porre in opera le effigi dei soci dell’Accademia, a loro spese. Dopo varie vicissitudini il programma iconografico veniva portato a compimento nel 1585, utilizzando anche le figure femminili già realizzate, con la sostituzione delle teste virili. Solo in undici statue fu anche inciso il nome del personaggio ritratto.

Gli autori delle sculture sono vari; inizialmente l’incarico venne affidato ad artisti locali, successivamente passò in mano ad artefici più esperti e affermati. E’ certa l’attribuzione a Ruggero Bascapè, di origine lombarda, degli altorilievi collocati nell’attico della scenafronte e delle versure, composti da undici riquadri che rappresentano le Fatiche di Ercole, protettore dell’Accademia Olimpica. Nel riquadro centrale dell’attico, in asse con la porta regia, è il rilievo dello stadio con la corsa delle bighe, insegna dell’Accademia; alla base dell’obelisco è scolpito il nome dell’artista, mentre in alto è riprodotto il motto accademico “HOC OPUS HIC LABOR EST”. Nella sottostante lastra nera è scolpita la dedica del teatro: “VIRTVTI AC GENIO / OLIMPICOR(VM) ACADEMIA THEATRVM HOC / A FVNDAMENTIS EREXIT / ANN. MDLXXXIIII PALLADIO ARCHIT.” La lastra è sormontata dallo stemma della città di Vicenza, retto da due putti.
Al Bascapè sono anche attribuite le due Vittorie che affiancano l’arco della porta regia, le due statue poste nella scenafronte, che rappresentano Fabio Trissino e Giulio Poiana, come anche le statue poste nelle nicchie centrali della loggia soprastante la cavea, frutto verosimilmente del lavoro di almeno due artisti.
Altre due statue recano le iniziali dello scultore Agostino Rubini: si tratta delle effigi di Pompeo Trissino e Vincenzo Garzadori. È sostenuto da alcune fonti anche l’intervento nel teatro dell’allora giovanissimo scultore Camillo Mariani; a lui spetterebbero, tra l’altro, le figurine e gli stucchi delle prospettive scamozziane.
Risulta che le originarie ventotto statue cinquecentesche poste sulla balaustra al culmine della loggia della cavea erano già deteriorate a metà Settecento; furono così rimpiazzate dalle attuali, in pietra, a opera di Giacomo Cassetti, negli anni 1751-54; tra i personaggi effigiati comparve lo stesso Andrea Palladio, posto a fianco del suo mecenate Giangiorgio Trissino nella parte centrale della balaustra.
Le figure monocrome affrescate nei risvolti della cavea sono stati attribuiti a Giambattista Maganza il Vecchio e al figlio Alessandro.

Testi liberamente tratti da: AA.VV.,La città di Vicenza e le ville del Palladio nel Veneto Ufficio Unesco del Comune di Vicenza, 2009.